Ne prendo atto: non sono un vero viaggiatore

«I veri viaggiatori […] sono gli ultimi che si alzano, gli ultimi a salire sul bus e […] sono quelli che quando vedono il velivolo lo guardano con occhi compiaciuti e rispettosi.»
Giulietta dixit.

Stump!…Stump!…Due dei tre pezzi della mia figura di passeggero cascano rovinosamente per terra sollevando polvere di web!… Le simpatiche considerazioni di Giulietta mi danno spunto per descrivere come e perché io non sia del tutto sovrapponibile alla figura descritta. Comincio dalla sola qualità che mi ritrovo: l’ammirazione del velivolo. Quando sono ai piedi della scaletta, pochi istanti prima di entrare a bordo, guardo con rispetto e simpatia il gigante alato che di lì a poco mi porterà in tutt’altro luogo. Vi dirò anzi che mi soffermo anche a guardare la matricola, quella sigla alfanumerica che ogni aereo di linea riporta sulla carlinga e che costituisce l’equivalente della targa delle automobili. Mi chiedo infatti se ho già viaggiato all’interno del medesimo velivolo, se ci siamo, insomma, già incontrati o s’è la prima volta che ci presentiamo. Sì, lo so, c’è il sito flightradar24 che può dirmi se effettivamente l’aereo che ho davanti mi ha già ospitato in passato, ma a dire il vero non sono di quelli che va poi a controllare una volta tornato con i piedi per terra.

aircraft-planes_hdwallpaper_plane-boarding-at-sunset-hdr_81974

A differenziarmi profondamente dall’identikit di Giulietta sono invece le altre due caratteristiche tracciate dalla proprietaria-fondatrice-titolare-comandante-presidente di questo piacevole blog. Non sono affatto tra coloro che si alzano per ultimi quando è il momento di approssimarsi al gate. Anzi, sono fra i primi del gruppetto che si forma vicino al banco poco dopo l’arrivo dell’assistente aeroportuale chiamato a gestire le operazioni di controllo delle carte d’imbarco. Lo so, non è bello, non fa minimamente glamour e sa un po’ di viaggiatore rozzo, ma io a bordo voglio essere tra i primi ed entrare. E non è certo per una sorta di sindrome da “bandiera a scacchi”, bensì perché ho piacere a piazzare il mio trolley nella cappelliera quando questa non è già pienamente stipata. Lo so, in extremis si può sempre piazzare la valigia “sotto la poltrona di fronte a voi”, un espediente al quale ho fatto ricorso in più di un’occasione mentre tanti si affannavano a cercare con aria smarrita un minimo anfratto dove poter ficcare il proprio bagaglio.

2009_1215_Boeing_787_Dreamliner_05

Avanti c’è posto per tutti! Forse. 

Un altro motivo che mi spinge a non perder tempo ad entrare in aereo è che preferisco non scomodare gli altri passeggeri della fila di sedili per raggiungere il mio posto. Sono ben disposto ad alzarmi se c’è da far passare qualcuno, ma ho piacere a non essere io ad interrompere la lettura di un libro, l’ascolto di un brano in cuffia o l’invio dell’ultimo messaggio prima di impostare la modalità aereo sul cellulare. Alla stessa maniera cerco di non perder tempo quando si aprono le porte del bus interpista. Ovvio, do ben la precedenza a chi mostra di essere più svelto di me e non sono di quelli che si cimenta in improbabili corse di stampo ippico per superare tutti gli altri, ma è anche vero che ho piacere a dribblare chi perde tempo ad alzare il manico del trolley o a recuperare il resto della famiglia.
Il mio profilo di flyer è dunque svelato, ma adesso che si è scoperto essere piuttosto distante dai canoni di Giulietta cosa mai mi aspetterà?…Sarò cacciato via dal blog?…Sarò segnalato alle autorità aeroportuali per comportamento inopportuno?…Devo trovare un modo per riparare…
Ah sì!…La verità è che io cerco di salire fra i primi a bordo per essere tempestivo a dare il buongiorno all’assistente di volo sulla porta d’ingresso!